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OPERAZIONE VALCHIRIA

OPERAZIONE VALCHIRIA

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Tunisia, aprile 1943. Durante un attacco aereo alleato, il colonnello conte Claus von Stauffenberg viene ferito gravemente. A seguito della perdita dell'occhio sinistro, della mano destra e di due dita della mano sinistra, Stauffenberg viene rimpatriato in Germania. Poco prima dell'attacco, Stauffenberg aveva annotato nel proprio diario la sua opposizione alla politica di Adolf Hitler e la sua speranza di una fine rapida della guerra, che sta portando la Germania alla rovina. Non è il solo ufficiale ad opporsi al dittatore: il 13 marzo dello stesso anno, il generale Henning von Tresckow ha tentato di uccidere il Führer con una bomba a tempo, sistemata sul suo aereo; tuttavia l'attentato non è riuscito e, a causa dell'arresto di uno dei cospiratori, si rende necessario trovare un sostituto, e la scelta del generale Friedrich Olbricht[2] cade proprio sul giovane colonnello.

Stauffenberg viene trasferito all'Ufficio generale dell'esercito, e attua modifiche surrettizie all'Operazione Valchiria (Piano Walküre)[3], per poter utilizzare contro le SS ed i gerarchi nazisti le forze della riserva, distribuite in Germania e nei paesi occupati. Perché questo possa avvenire sono necessarie alcune condizioni: l'approvazione del nuovo piano da parte di Hitler, la complicità o l'assenso del generale Friedrich Fromm, comandante dell'esercito territoriale, e la morte del Führer. Ma Fromm, nonostante l'offerta del posto di comandante supremo dell'esercito, non intende partecipare al complotto. Tuttavia, per opportunismo, evita di denunciare Stauffenberg ed Olbricht.

Il generale Henning von Tresckow viene intanto trasferito al fronte e mette Stauffenberg a capo della parte militare dell'operazione, non prima di avere raccomandato al colonnello di esaminare il problema delle comunicazioni provenienti dalla Tana del Lupo, sede del comando di Hitler, dove deve avvenire l'attentato. Stauffenberg convince il generale Erich Fellgiebel, responsabile delle comunicazioni, ad unirsi al complotto. Stauffenberg viene nominato capo di stato maggiore della riserva e questo gli permette di partecipare alle riunioni a cui presenzia il Führer e sceglie come suo aiutante il tenente Werner von Haeften, fedele alla congiura. Insieme a lui e al generale Fromm, il 7 giugno 1944[4] si reca al Berghof, la residenza privata di Hitler a Berchtesgaden, riuscendo a fargli approvare le modifiche all'Operazione Valchiria.

Il colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim si incarica di istruire Stauffenberg sull'uso del congegno che sarà usato nell'attentato, avvertendolo che, dopo l'innesco, avrà dai 10 ai 15 minuti di tempo per collocare l'ordigno ed allontanarsi. Viene anche stabilito di non procedere se non sarà possibile uccidere, insieme ad Hitler, anche il comandante delle SS Heinrich Himmler, limitando di fatto la libertà di azione del colonnello. Infatti il primo tentativo, avvenuto il 13 luglio, viene bloccato dall'assenza di Himmler, nonostante le truppe di riserva siano già state allertate.

Come conseguenza, il generale Fromm minaccia l'arresto ad Olbricht e Stauffenberg nel caso allertassero nuovamente la riserva senza suo ordine e il generale Ludwig Beck, futuro Capo di Stato nel piano dei congiurati, lascia da quel momento mano libera a Stauffenberg.

Mappa del complesso della Wolfsschanze, la Tana del Lupo, quartier generale di Hitler durante la guerra, dal giugno 1941 al novembre 1944. L'edificio contrassegnato con il numero 6 è la sala delle conferenze dove avvenne l'attentato

Il 20 luglio 1944 Stauffenberg, insieme a von Haeften, si reca nuovamente a Rastenburg ma, una volta arrivati, ricevono la notizia che la riunione è anticipata a causa della visita di Mussolini. Il colonnello, impacciato dalla sua menomazione, riesce ad innescare uno solo dei due pacchi di esplosivo; inoltre, la riunione, a causa del caldo estivo, viene spostata dal bunker alla sala riunioni, una costruzione in legno che non potrà amplificare l'effetto dell'esplosione. Mentre von Haeften viene mandato a prendere l'automobile, Stauffenberg, dopo aver posizionato l'ordigno, riesce ad uscire dalla sala riunioni e ad allontanarsi.

Pochi minuti dopo avviene l'esplosione, e i due riescono fortunosamente ad uscire dalla Tana del Lupo ed imbarcarsi sull'aereo che li riporta a Berlino. Nel frattempo, Fellgiebel chiama Mertz von Quirnheim per comunicargli l'avvenuto attentato, ma non la morte del dittatore, e le comunicazioni vengono poi immediatamente bloccate da Fellgiebel. Incerto sulla morte di Hitler, Olbricht rinuncia ad allertare la riserva per dare inizio all'Operazione Valchiria, perdendo in questo modo tempo prezioso. Dopo alcune ore, Von Quirnheim decide di agire di sua iniziativa. Giunti a Berlino, Stauffenberg viene a conoscenza del ritardo e che Fromm non è stato avvertito. Furibondo per la perdita di tempo, che può compromettere tutta l'operazione, intima al generale Olbricht di dare inizio a "Valchiria" a nome di Fromm, anche senza la sua approvazione.

Olbricht esegue le direttive di Stauffenberg, e dà inizio all'operazione. Pochi minuti dopo, i congiurati mettono Fromm di fronte al fatto compiuto, offrendogli ancora una volta di unirsi a loro. Ma Fromm, dopo avere parlato al telefono con Keitel, saputo che Hitler è sopravvissuto, si rifiuta di partecipare al complotto e viene così messo agli arresti dai congiurati. Il capo della polizia di Berlino, Wolf-Heinrich von Helldorf, garantisce l'appoggio delle forze dell'ordine e i primi gerarchi nazisti cominciano ad essere arrestati ed i ministeri occupati, mentre dai distretti dei paesi occupati giungono notizie confortanti in merito alla resa senza combattere delle SS. Il feldmaresciallo Erwin von Witzleben viene nominato comandante supremo delle forze armate. Ma quando tutto sembra procedere secondo i piani, al centro comunicazioni cominciano ad arrivare ordini contraddittori, alcuni dai congiurati ed altri da Rastenburg, ed anche in capo a Stauffenberg viene emanato un ordine di arresto.

La situazione precipita quando il maggiore Otto Ernst Remer, recatosi ad arrestare il ministro della propaganda Joseph Goebbels, viene da questi messo in comunicazione diretta col Führer, scoprendo che è ancora in vita. Le comunicazioni dal comando di Stauffenberg vengono bloccate e rapidamente il controllo della situazione torna ai nazisti. I congiurati vengono arrestati e Fromm ne ordina l'esecuzione, per cercare di occultare la sua connivenza. Olbricht, von Quirnheim, von Haeften e Stauffenberg vengono immediatamente fucilati nel cortile del Bendlerblock, mentre gli altri congiurati saranno giustiziati dopo processi-farsa presieduti da Roland Freisler. Fromm venne fucilato il 12 marzo 1945 con l'accusa di "codardia di fronte al nemico".

Il complotto del 20 luglio fu l'ultimo di 15 attentati per uccidere il Führer, il quale, solo nove mesi più tardi, il 30 aprile 1945, si suicidò nel bunker della Cancelleria durante la battaglia di Berlino. Nina von Stauffenberg, moglie del colonnello, sopravvisse alla guerra, per spegnersi il 2 aprile 2006.

Il film si chiude con una frase dal monumento a Berlino dedicato alla Resistenza tedesca:

«– Voi non portaste il peso della vergogna. Avete resistito sacrificando la vostra vita per la libertà, per il diritto e per l'onore.»

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