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ATTILA FLAGELLO DI DIO
ATTILA FLAGELLO DI DIO
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V secolo d.C. Nelle campagne dell'attuale Segrate vive una tribù di barbari guidati dal re Ardarico e il suo infedele sottoposto Fetuffo. Mentre gli uomini sono a caccia, il villaggio viene saccheggiato dai Romani che rubano il cibo, le donne e il bestiame. Quando Ardarico torna al villaggio e scopre l'accaduto decide di invadere Roma per riprendersi il maltolto: presso la sua tribù infatti vige la legge del taglione, che si mostrerà in più occasioni. Ardarico parte per la sua guerra con una decina di uomini non rendendosi conto della potenza e vastità dell'esercito romano. Prima di partire consulta la maga Columbia per assicurarsi i favori del dio Odino; costei predice l'avvento di un re barbaro (Attila) talmente temibile da lasciare dietro di sé il deserto. Impressionato, Ardarico ritiene di essere l'uomo della profezia e decide di cambiare nome, autoproclamandosi Attila.
Nel corso del viaggio verso Roma, Fetuffo tenta ben due volte di rovesciare il potere di Ardarico. Lo scalcinato gruppo di barbari si arricchisce di altri due componenti: il gallo Renaulto, ultimo superstite di una tribù sconfitta dai Romani, che viene liberato da Ardarico[2], e la barbara Uraia, una delle donne della tribù di Ardarico e segretamente innamorata di lui che, scappata dall'accampamento dei romani, riesce a ricongiungersi con i barbari grazie all'aiuto della maga Columbia (che le affida una spada da consegnare ad Attila).
Nel corso del viaggio i barbari si imbarcano su una zattera, fanno naufragio a causa delle allucinazioni prodotte da una sirena e ottengono un passaggio via mare verso sud da un mercante ligure, che in cambio chiede - e ottiene - Uraia come compenso. Sbarcati in Maremma nelle paludi nei pressi di Saturnia, i barbari chiedono ad un paesano di poter essere accolti nelle mura della città, ma questi, per tutta risposta, causa un assedio che si conclude con la morte di Renaulto.
Approfittando del fatto che uno dei barbari, a causa di una precedente maledizione della maga Columbia, è in grado di trasformarsi in un somaro durante la luna piena, Ardarico riesce a farsi aprire le porte di Saturnia e a saccheggiarla, entrando anche in contatto con la cultura greco-partenopea nella figura del maestro Silone, dotto napoletano che per la sua saggezza viene risparmiato dal capo barbaro. Il maremmano traditore viene poi impalato in piazza.
Procedendo nel viaggio verso sud, i barbari danneggiano casualmente un acquedotto romano, credendo si tratti delle mura "traforate" di Roma. Il Senato romano, momentaneamente a corto di soldati a causa di altre campagne militari in corso, decide di prendere tempo inviando un'ambasciata ai barbari carica di doni preziosi e di vino soporifero. Mentre dormono, i barbari sono circondati da un'unità Romana comandata da Fusco Cornelio, già invaghitosi di Uraia mentre la bella barbara era tenuta prigioniera all'accampamento romano.
Un tentativo di mediazione di Fusco Cornelio, che lascerebbe tornare indietro incolumi i barbari in cambio di Uraia, viene respinto da Ardarico, che così confessa il suo innamoramento per la donna. Segue quindi un'ultima inevitabile battaglia, dai caratteri epici, dove l'esercito di Attila viene distrutto dai Romani. Ardarico/Attila, Uraia e Fetuffo saranno gli unici superstiti, riuscendo a salvarsi, assieme a buona parte del bottino romano, grazie a una mongolfiera costruita in precedenza da Silone. Purtroppo il peso è eccessivo e per risolvere il problema Fetuffo viene gettato giù da Ardarico per i suoi tentativi di rovesciamento del suo potere.
Attila, infine, riesce a salvarsi e a ricongiungersi con l'amata Uraia.
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