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Los Angeles, 10 marzo 1928: un sabato mattina, in un quartiere popolare alla periferia della città, una madre nubile, Christine Collins, saluta il figlioletto Walter di nove anni e si incammina verso la società telefonica dove lavora come centralinista. Rientrata nella modesta abitazione dove vive con il figlio, si accorge della sua scomparsa. Vengono avviate ricerche del piccolo Walter, che sembra sparito senza aver lasciato traccia, e che non portano a nulla, finché, cinque mesi dopo, un bambino della stessa età viene riconsegnato alla polizia. Christine, appena lo vede, si accorge subito che non è lui: ma, stordita dalla confusione di poliziotti, reporter e fotografi, sopraffatta da un insieme di emozioni contrastanti, ma soprattutto cedendo alle pressioni della polizia – che non può subire l'umiliazione derivante da un grave scambio di persona e desiderosa di riguadagnare una credibilità fortemente screditata da inefficienza, scandali e corruzione – accetta di accogliere il ragazzo pur sapendo che non è il suo Walter.
Nei vani tentativi per convincere la polizia a riprendere le ricerche del figlio, Christine si rende conto che, nella Los Angeles dell'era del proibizionismo, chi tenta di opporsi all'ingiustizia del sistema, in particolare se donna, viene vessato e perseguitato; e che la polizia ha una soluzione semplice per liberarsi di chi racconta fatti scomodi o imbarazzanti: l'internamento in manicomio. Tacciata dunque di paranoia e infermità mentale, trova un alleato nel reverendo Gustav Briegleb, attivista della comunità presbiteriana locale e che già da tempo denuncia la corruzione e l'inefficienza dell'amministrazione cittadina e della polizia, e ora intende aiutarla a trovare risposte sulla scomparsa del figlio.
Successivamente, un investigatore di minori scomparsi rintraccia un ragazzo in un ranch a Wineville, che confessa che suo cugino lo ha costretto sotto minaccia di morte a collaborare all'uccisione di venti bambini, tra i quali Walter. Briegleb fa liberare Christine, che resta tremendamente turbata dalla notizia che suo figlio possa essere stato ucciso. A questo punto la giovane madre intenta causa alla polizia ed un famosissimo avvocato accetta di rappresentarla gratuitamente in giudizio, riuscendo a far riconoscere le sue ragioni nel processo. Il capo della polizia viene rimosso: si tratta il capitano J. J. Jones , che aveva vessato la signora Christine affinché accettasse il ragazzo estraneo come proprio figlio e che l'aveva infine fatta internare in manicomio. Di conseguenza anche tutte le donne che erano detenute nel manicomio con la dicitura "codice 12", internate come scomode alla polizia, vengono liberate.
Christine assiste poi al processo di Gordon Stewart Northcott, l'assassino di suo figlio, che però si proclama innocente. Il processo si conclude con la condanna a morte per impiccagione di Northcott.
Due anni dopo (nel 1930), pochi giorni prima della sua esecuzione, Northcott invia un telegramma a Christine chiedendole di vederla, per farle rivelazioni circa la sorte di Walter. Egli tuttavia, durante il colloquio in carcere, si rifiuta ancora una volta di ammettere l'omicidio del figlio di Christine.
Cinque anni più tardi (nel 1935) viene ritrovato vivo David Clay, uno dei bambini catturati da Northcott e creduto morto. David racconta che lui e altri tre bambini, tra i quali Walter, erano internati in un pollaio da Northcott. Tutti erano riusciti a fuggire dal ranch, ma si erano separati subito dopo la fuga (perché inseguiti da Northcott), per cui non conosce il destino degli altri piccoli fuggiaschi. Racconta inoltre di essere riuscito a scappare solo grazie all'aiuto di Walter, in un momento di difficoltà durante la fuga. Il racconto di David infonde in Christine la speranza di trovare Walter ancora vivo e per questo continuerà ad aspettarlo (purtroppo inutilmente) per il resto della sua vita.
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