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FELLINI SATYRICON - EDIZIONE SPECIALE DOPPIO DISCO

FELLINI SATYRICON - EDIZIONE SPECIALE DOPPIO DISCO

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Ascilto ed Encolpio, due giovani scapestrati, vivono di espedienti nella Roma imperiale e passano da un'avventura all'altra, anche la più sciagurata, senza la minima remora. Non hanno nemmeno il culto dell'amicizia, sono pronti a tradirsi e a rinnegarsi in ogni momento. I due si innamorano dell'efebo Gitone e condividono le sue grazie.

Dentro una baracca di legno che funge da teatro, Vernacchio recita il suo spettacolo. In mezzo gli attori, Encolpio vede comparire Gitone vestito da Cupido, sale sul palcoscenico e tenta di portarlo via, ma gli altri attori lo minacciano. Dopo l'intervento di un magistrato che impone a Vernacchio la restituzione del ragazzo, Encolpio e Gitone vanno in giro allegramente per le strade strette e buie della suburra, vengono attirati in un lupanare, da cui riescono a fuggire, poi arrivano in un misero appartamento di un grande edificio, brulicante di inquilini. Qui li sorprende Ascilto e, in seguito alla discussione che ne nasce, Encolpio gli propone di separarsi e di andare ognuno per la propria strada. Il ragazzo imprevedibilmente sceglie di rimanere con Ascilto. Encolpio, sconvolto per questo nuovo abbandono, tenta di impiccarsi ma il boato di un terremoto lo distrae dal proposito: il palazzone sta per crollare. Facendosi largo per le scale fra decine di inquilini terrorizzati, scappa verso l'esterno e vede il palazzone collassare in mezzo a una nuvola di polvere.

Durante la visita a una pinacoteca, incontra il vecchio poeta Eumolpo e insieme si recano in una villa di campagna, dove molte persone fanno abluzioni in una piscina, altre vengono unte di oli da massaggiatori, altre ancora rasate da barbieri. La villa è di Trimalcione, un liberto arricchito ma ignorante e volgare, che entra in scena portato su una lettiga da alcuni servitori che lo depositano sul bordo della piscina. Ha inizio la cena, servita da un esercito di schiavi. Encolpio si ritrova seduto vicino a Trifena, una giovane donna che comincia sfacciatamente a corteggiarlo. Eumolpo, ubriacatosi insieme agli altri commensali, offende Trimalcione, che si era vantato poeta e filosofo: per questo motivo viene catturato e torturato. Encolpio osserva ciò che accade senza aiutare il compagno d'avventura. In seguito i commensali e i servi di Trimalcione inscenano la morte di quest'ultimo e il suo funerale, con il liberto arricchito che dirige dalla bara tutto un rito surreale e decadente.

All'alba Encolpio e Trifena raggiungono con una scialuppa la nave del pirata Lica al servizio dell'imperatore. Qui incontrano di nuovo Gitone ed Ascilto e fra i tre scoppia un alterco che Trifena cerca amichevolmente di calmare. Sulla nave si banchetta e ci si abbandona all'allegria; il mattino seguente si scorge passare sul mare la nave dell'imperatore, seguita da una grossa imbarcazione carica di soldati che si accostano e balzano sul vascello dell'imperatore uccidendolo. Saliti sulla nave di Lica, i soldati uccidono anche lui mozzandogli la testa, che finisce in mare.

In una bella villa dalle linee classiche, circondata da pini e cipressi, un ex ufficiale congeda gli schiavi restituendo loro la libertà; insieme alla moglie si reca nella stanza dei bambini e li saluta per l'ultima volta. Gli schiavi e i bambini partono e i due coniugi si tagliano le vene dei polsi. Di notte arrivano Encolpio e Ascilto che scorgono il cadavere del padrone di casa e della moglie. Al mattino passa il lungo corteo del nuovo imperatore, che si lascia dietro un nuvolone di polvere.

In un grande tempio caduto in degrado, un vecchio contadino custodisce una creatura albina a cui il popolo attribuisce poteri magici, un ermafrodito. Encolpio e Ascilto, per sfruttare a scopo di lucro le sue capacità miracolose, rapiscono la creatura con l'aiuto di un bandito, ma durante la fuga l'ermafrodito muore mentre i tre si azzuffano dandosi la colpa l'un l'altro. I due amici fanno fuori il bandito.

Arrivano poi in una città assolata, in cui Encolpio viene scaraventato in un'arena polverosa e finisce in un labirinto di pietra, fino a incontrare un uomo con una mostruosa maschera a forma di testa di toro: è il proconsole, travestito da Minotauro, che gli spiega che è vittima di uno scherzo e gli dà il benvenuto alla festa in onore del dio Riso offrendogli una donna, Arianna. Encolpio, davanti al pubblico che lo incoraggia, deve accoppiarsi con lei ma non riesce: per la folla è un cattivo auspicio e fra la folla c'è il poeta Eumolpo, che dà la colpa alla maledizione di Priapo, un dio dispettoso, dalla quale deve essere liberato. A liberarlo sarà la maga Enotea mentre Ascilto, dopo aver sostenuto l'assalto di un battelliere, si accascia a terra morto lasciando l'amico solo e sconvolto.

Encolpio raggiunge la nave di Eumolpo, ma intanto il vecchio poeta è morto. Nel suo testamento ha deciso di nominare come suo erede chi si nutrirà delle sue carni. Un gruppo di marinai si accinge alla dissezione del corpo del vecchio poeta, ma Encolpio, dopo aver rifiutato questo atto di cannibalismo, si unisce all'equipaggio di giovani, che salpano verso nuovi lidi e nuove avventure.

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