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IL POSTINO

IL POSTINO

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Nell'estate del 1952, su un'isola del Sud Italia popolata in buona parte da pescatori, vive Mario Ruoppolo, un giovane figlio di un pescatore vedovo. L'isola, nello stesso periodo, sta offrendo asilo politico al famoso poeta cileno Pablo Neruda, perseguitato nel suo Paese a causa delle sue idee comuniste. In occasione di ciò Mario, che proprio non apprezza il dover vivere con la pesca, vede affisso sulla porta dell'ufficio postale dell'isola un annuncio relativo ad un lavoro come postino, rivolto a qualcuno che sappia leggere e possieda una bicicletta; avendo le caratteristiche richieste, si presenta per un colloquio e viene assunto, accettando il posto nonostante il direttore Giorgio Serafini, anche lui comunista, lo avverta che il lavoro sarà faticoso ed il salario piuttosto basso. Serafini spiega a Mario che dovrà consegnare la posta solamente a Neruda, il quale riceve una nutrita corrispondenza; il resto della popolazione è quasi del tutto analfabeta, quindi non riceve e non invia mai posta, motivo per cui fino ad allora non erano mai stati necessari postini sull'isola.

Mario inizia il suo lavoro, consegnando la posta al poeta tutti i giorni, e si meraviglia del gran numero di donne che gli scrivono e dell’ammirazione nutrita per lui. Giorno dopo giorno, Mario rimane sempre più affascinato dal poeta, tanto da comprare un suo libro di poesie che si fa autografare. Tra il poeta ed il postino nasce ben presto una sincera amicizia; i due passeggiano spesso insieme per l'isola e Mario impara a discorrere di poesia e di metafore, con la semplicità propria di un uomo della sua condizione sociale, e si avvicina alle ideologie comuniste, sotto l'influenza del poeta.

Un giorno Mario entra nell'osteria gestita dalla signora Rosa ed incontra Beatrice Russo, la nipote della proprietaria, con la quale tenta senza successo di giocare con il calciobalilla. I due giocano senza parlare e Mario, ammirando la ragazza, se ne innamora subito. La mattina seguente, all'alba, Mario va da Neruda e gli chiede di aiutarlo a conquistare la ragazza, scrivendogli una poesia da dedicarle per farla innamorare. Dopo qualche esitazione, il poeta gli regala un libro per scrivere poesie e, recatosi all'osteria insieme a Mario per conoscere la ragazza, scrive una frase sul libro di Mario, dimostrando così ai presenti e a Beatrice la loro amicizia.

Nei giorni seguenti Mario corteggia Beatrice recitandole le poesie di Neruda e inizia a fare breccia nel suo cuore. La signora Rosa, comprendendo che la nipote le nasconde qualcosa, le chiede spiegazioni e sospetta che l'amore di Mario non sia serio. Un giorno Mario esagera, dedicando a Beatrice una poesia un po' esplicita che Neruda in origine aveva scritto per la moglie Matilde Urrutia. La zia di Beatrice prende il foglio con la poesia e se la fa leggere dal parroco locale; quando ne sente il titolo, Nuda, si arrabbia tantissimo e si dirige da Neruda per sgridarlo ed intimargli di dire a Mario che non dovrà più incontrare Beatrice, altrimenti gli sparerà. La sera stessa Beatrice scappa dalla zia per incontrare di nascosto Mario e i due si fidanzano e si baciano per la prima volta. In seguito Mario e Beatrice decidono di sposarsi e Neruda fa loro da testimone, anche se inizialmente il parroco non era d'accordo essendo il poeta schierato a sinistra, per poi cambiare idea vedendolo pregare in chiesa. Durante il banchetto matrimoniale, Neruda riceve una lettera dal Cile: il mandato d'arresto nei suoi confronti è stato revocato, quindi potrà tornare a casa.

Il giorno dopo Mario consegna per l'ultima volta la posta a Neruda, il quale vorrebbe offrirgli del denaro, ma Mario rifiuta, quindi i due si abbracciano e si salutano. Da quel giorno Mario inizia a scrivere poesie a propria volta e, non potendo più lavorare come postino non essendoci più nessun destinatario, aiuta la moglie in cucina all'osteria. Il tempo passa e Neruda viaggia da un capo all'altro del mondo per ricevere vari premi; Mario continua a seguire tutte le attività dell'amico, sperando che, passando dall'Italia, torni a trovarlo. Beatrice annuncia di essere rimasta incinta e Mario vorrebbe chiamare il figlio Pablito, in onore del poeta, anche se lei non è molto d'accordo.

Mario sente la mancanza del poeta e si rammarica dell'esito delle elezioni politiche, favorevole alla Democrazia Cristiana, partito di cui un esponente, il dottor Di Cosimo, ha conquistato i favori elettorali degli isolani avviando grandi lavori per un nuovo acquedotto salvo poi interromperli, e tali lavori hanno portato all'osteria una grande clientela, composta dagli operai dei cantieri, i quali non hanno perso occasione per corteggiare Beatrice; il protagonista è convinto che se Neruda fosse ancora lì le cose sarebbero andate diversamente. Un giorno riceve una lettera che si rivela essere stata scritta da qualcun altro per conto del poeta, che chiede di spedirgli degli oggetti personali rimasti nella sua vecchia dimora sull'isola. Mario esegue l'incarico a malincuore e ne approfitta per utilizzare il vecchio registratore a nastro di Neruda, lasciato nella casa, per registrare alcuni suoni tipici dell'isola (tempo addietro, quando Neruda gli aveva chiesto di parlare di una cosa bella dell'isola nel microfono, in modo che gli amici cileni del poeta potessero sentirlo, era stato capace solo di pronunciare il nome di Beatrice).

Passati cinque anni, Neruda e sua moglie tornano nell'isola ed entrano nell'osteria, dove incontrano un bambino di circa cinque anni che gioca; un attimo dopo compare anche la madre, che è Beatrice e chiama il figlio per nome, "Pablito". Beatrice spiega che purtroppo Mario, poco prima della nascita di Pablito, è rimasto ucciso in un pestaggio con la polizia durante una manifestazione comunista, proprio quando avrebbe dovuto leggere una poesia che aveva composto. Beatrice fa ascoltare a Neruda per la prima volta la registrazione fatta da Mario, e Neruda ne rimane profondamente impressionato; l'amico scomparso e la natura dell'isola lasceranno nell'animo del poeta un ricordo indelebile.

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