Dvd usati
IL PRINCIPE D'EGITTO
IL PRINCIPE D'EGITTO
Impossibile caricare la disponibilità di ritiro
Gli ebrei, schiavi del popolo egizio, sono costretti a lavorare duramente per ordine del faraone Seti I, fino a morire per la fatica. Un giorno, un drappello di guardie del faraone invade il quartiere ebraico di Goscen e uccide i bambini maschi neonati. Nella disperazione generale, Jocabel, in compagnia dei due figli maggiori Miriam e Aronne, corre verso le rive del fiume Nilo per salvare il suo figlio più piccolo, mettendolo in una cesta che verrà affidata alla corrente del fiume. La cesta giunge al palazzo reale e viene trovata dalla regina Tuya, moglie di Seti, e dal suo figlioletto Ramses. La donna decide di adottare il piccolo come proprio figlio e di chiamarlo Mosè.
Passano circa vent'anni, e Mosè e Ramses crescono come due fratelli, ignari dell'origine del primo, che si crede realmente figlio del faraone. Un giorno, correndo con delle bighe, causano diversi incidenti all'interno dei cantieri di un tempio. Nonostante l'ira del faraone verso Ramses, legittimo erede al trono, Mosè riesce a farlo rinsavire, facendogli comprendere che il fratello deve solo avere una possibilità per dimostrare le sue capacità. Quella sera viene quindi preparata una solenne cerimonia, nella quale Ramses viene nominato principe reggente e responsabile della costruzione di tutti i templi. Per festeggiare, Seti chiede ai sommi sacerdoti Hotep e Hoy un regalo per il figlio: appare Zippora, una prigioniera del territorio di Madian. Ramses la cede a Mosè, ma lei non ne vuole sapere. Nella colluttazione che ne segue, Mosè butta Zippora in una pozza d'acqua e quest'ultima viene condotta nelle stanze di Mosè, su ordine di Ramses.
Dispiaciuto per averla trattata male durante la cerimonia, Mosè rientra nella sua stanza per scusarsi, ma scopre che Zippora è fuggita dopo aver legato e imbavagliato il suo guardiano e i suoi cani. Raggiuntala, Mosè la aiuta a fuggire dal palazzo distraendo le guardie, e nel seguirla giunge nel quartiere ebraico di Goscen, dove incontra due ebrei, un uomo e una donna: la donna lo riconosce e gioisce per la sua venuta, rivelandogli la verità sulle sue origini; la donna con cui Mosè sta parlando è sua sorella Miriam, mentre l'uomo che è con lei è suo fratello Aronne. Il giovane non vuole inizialmente credere alle parole della sorella, ma iniziano a riaffiorargli dei ricordi quando lei inizia a cantare la stessa canzone che la madre gli cantò quando era un neonato.
Tornato a palazzo, Mosè si addormenta e sogna la strage dei neonati ebrei che avvenne vent'anni prima. Risvegliatosi, trova la pittura murale che conferma la verità del suo sogno e si dispera. Il faraone lo raggiunge e spiega che ordinò lui la strage per paura che gli ebrei, ormai troppo numerosi, potessero ribellarsi, e che furono sacrificati per un bene superiore, in quanto "erano solo schiavi". Mosè rimane scioccato, lo rinnega e si allontana da lui.
Il giorno seguente, gli schiavi sono costretti a ricostruire il tempio distrutto durante la catastrofica corsa delle bighe di Mosè e Ramses. A un certo punto, Mosè scorge su un'impalcatura un vecchio schiavo oramai esausto, che viene frustato ripetutamente e senza pietà dal suo sorvegliante; non riuscendo a sopportare quel gesto, corre a bloccare l'aguzzino ma questi perde l’equilibrio, precipita dall'impalcatura e muore. Malgrado Ramses gli prometta di far passare l’episodio come un incidente e di cancellarlo dalla memoria di tutti, Mosè decide di scappare nel deserto.
Alcuni giorni dopo Mosè raggiunge un'oasi, dove difende tre giovani da due briganti. Le ragazze sono sorelle di Zippora e portano Mosè da loro padre, il sacerdote Jetro, che lo accoglie a braccia aperte nella sua comunità, il paese di Madian. Mosè trascorre diversi anni con la sua nuova famiglia, diventando un pastore, e col tempo si innamora di Zippora, che sposerà in seguito.
Un giorno, mentre cerca una pecora, Mosè assiste a un prodigio: un roveto arde di una luce biancastra, senza tuttavia consumarsi. Da quella pianta proviene la voce di Dio, che gli affida la missione di liberare il popolo ebraico dagli egizi, chiedendo al faraone la loro liberazione. Mosè e Zippora partono dunque per l'Egitto e si recano alla corte di Ramses, nel frattempo diventato faraone e padre di un bambino. Ramses e Mosè sono inizialmente felicissimi di essersi ritrovati, ma alla richiesta di quest'ultimo di liberare il popolo ebraico su ordine del Signore, Ramses rifiuta. Dio trasforma il bastone di Mosè in un serpente, ma ciò non è sufficiente a stupire Ramses, siccome Hotep e Hoy compiono in apparenza la stessa cosa. Più tardi Mosè avanza di nuovo la richiesta, ma il faraone rifiuta nuovamente e ordina anzi che il carico di lavoro degli schiavi sia raddoppiato.
Mosè decide però di intervenire nuovamente. Accompagnato da Miriam, Aronne, Zippora e un gruppo di schiavi, si reca sulle rive del Nilo, dove Hotep, Hoy, Ramses e suo figlio fanno un giro in barca: l'ebreo chiede nuovamente al faraone di liberare il popolo ebraico e, dopo l'ennesimo rifiuto, immerge il bastone nel Nilo, le cui acque vengono tramutate in sangue; gli egizi restano terrorizzati, ma Ramses si oppone ancora alla richiesta. Il Signore procede quindi a scagliare contro l'Egitto altre otto piaghe: l'invasione delle rane, quella delle zanzare, quella delle mosche, la moria del bestiame, le ulcere, la grandine infuocata, le locuste e le tenebre.
Con l'impero di Ramses ormai ridotto a un cumulo di macerie, Mosè si reca dal faraone per parlargli. Ramses rimane però ostinato e dichiara anzi che tutti i neonati ebrei maschi verranno sterminati, come proclamò Seti anni prima. Gli ebrei si preparano allora alla decima piaga, segnando con il sangue d'agnello gli architravi delle loro porte, perché l'angelo del Signore non entri nelle loro case. Il fuoco dell'angelo della morte invade così l'Egitto durante la notte e uccide tutti i primogeniti egizi, compreso il figlio di Ramses. Mosè viene chiamato a palazzo e Ramses, disperato e ormai deciso ad arrendersi, permette a lui e al suo popolo finalmente di partire. Gli israeliti lasciano così l'Egitto e giungono presto sulle rive del Mar Rosso.
Qui scoprono però che Ramses ha cambiato idea e che lui e il suo esercito li stanno inseguendo. Dio fa apparire una muraglia di fuoco che blocca il passaggio degli egizi, ma gli israeliti sono intrappolati dal fuoco da una parte e dal Mar Rosso dall'altra. Allora Mosè poggia il suo bastone sulle acque del mare, le quali si aprono, formando due muraglie e permettendo agli ebrei di passare. Quando il fuoco scompare, il faraone e i suoi uomini riprendono l'inseguimento, ma le acque tornano allo stato normale dopo il passaggio degli israeliti, e travolgono gli egizi. Sopravvive solo Ramses che, arenatosi sugli scogli, invoca il fratello in preda alla disperazione. Mosè, dall’altra parte del mare, rivolge un ultimo addio al fratello.
Giunti all'altra riva, gli ebrei capiscono che il Signore li ha definitivamente liberati dalla morsa dell'Egitto. Dopo aver detto addio per sempre a Ramses, Mosè si allontana con gli israeliti. Finalmente libero, il popolo ebraico supera Madian e si ricongiunge a quello di Jetro, per raggiungere le pendici del monte Sinai, come Dio aveva comandato. Immerso dalla luce divina, Mosè scende infine dal monte mostrando agli ebrei il dono che Dio ha fatto loro: le Tavole della Legge.
Share

