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MALCOLM X
MALCOLM X
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Sui titoli di testa della pellicola una voce fuori campo chiama Malcolm X sul palco. Una volta arrivato, il leader afroamericano inizia il suo discorso:
«Fratelli e sorelle, sono qui per dirvi che accuso l'uomo bianco. Accuso l'uomo bianco di essere il più grande assassino della Terra. Accuso l'uomo bianco di essere il più feroce rapinatore della Terra. Non vi è luogo in questo mondo dove l'uomo bianco possa andare e dire di aver portato la pace e l'armonia. Ovunque è andato ha portato la rovina e la distruzione. Per questo lo accuso. Lo accuso di aver perpetrato i crimini più efferati. Lo accuso di essere il più ignobile carnefice della Terra. Lo accuso di essere il più violento rapinatore e schiavista della Terra. Accuso l'uomo bianco di essere il più vorace mangiatore di carne suina della Terra. Lo accuso di essere il più ubriacone della Terra. Egli non può negare le accuse. Voi non potete negare le accuse. Noi siamo la prova vivente di tali accuse. Voi e io ne siamo la prova. Voi non siete parte dell'America. Siete le vittime dell'America. Non avete avuto scelta venendo qui. Lui non vi ha detto: "Uomo nero, donna nera, venite con me, aiutatemi a costruire l'America". Ha detto: "Sporco negro, entra nella stiva di quella nave. Ti porto in America in catene, perché devi aiutarmi a costruirla l'America". L'essere nati qui non fa di voi degli americani. Io non sono americano. Voi non siete americani. Siete uno dei 22 milioni vittime dell'America. Voi e io non abbiamo mai visto la democrazia. Non abbiamo visto la democrazia nei campi di cotone della Georgia. Non c'era democrazia laggiù. Non abbiamo visto la democrazia nelle strade di Brooklyn, nelle strade di Harlem, nelle strade di Detroit. Non c'è democrazia laggiù. No, non abbiamo visto mai la democrazia. Abbiamo visto soltanto l'ipocrisia. Noi non vediamo alcun Sogno Americano. Abbiamo vissuto solo l'Incubo Americano.»
Su queste parole una bandiera statunitense brucia, fino a diventare una gigantesca X. Intanto scorrono le immagini del pestaggio di Rodney King, avvenuto per mano di un gruppo di poliziotti bianchi nel 1991, che provocò una durissima rivolta nei ghetti afroamericani di Los Angeles.
Negli anni quaranta, in Michigan, il giovane Malcolm Little si fa chiamare Big Red, per via della sfumatura rossa dei suoi capelli, insolita per un afroamericano, di cui va molto fiero. Malcolm è figlio di Louise Little, una donna afroamericana dalla pelle molto chiara a causa del fatto che sua madre venne stuprata da un bianco. Il padre, Earl Little era un predicatore battista, ucciso dal Ku Klux Klan. Malcolm vuole somigliare a tutti i costi ad un bianco, e si fa stirare i capelli per ottenerlo. Con il suo miglior amico Shorty, Malcolm spaccia whisky di contrabbando, fa spesso uso di droghe, frequenta assiduamente prostitute e scommette clandestinamente. Grazie ai soldi guadagnati facilmente, Malcolm veste abiti sgargianti e frequenta locali alla moda. Ha due amanti: Laura, ragazza afroamericana di famiglia borghese, e Sophia, ragazza bianca un po' perversa.
Nel 1946 Malcolm viene arrestato e condannato a dieci anni di carcere. Soprannominato dagli altri detenuti Little Satan (piccolo Satana), sarà proprio in prigione che avverrà la sua trasformazione. Conosce infatti, tramite Baines, gli insegnamenti di Elijah Muhammad, un predicatore musulmano, e grazie ad esso riconquista il rispetto per la vita e l'orgoglio di essere afroamericano. Inizia a leggere molti libri, quindi un giorno s'inginocchia e alza il palmo delle mani in segno di sottomissione al volere di Allah. Ma "il molto onorevole Elijah Muhammad", come viene chiamato dai suoi adepti, oltre a insegnare ad aver rispetto per le proprie origini, educa anche all'odio verso «il diabolico uomo bianco con gli occhi azzurri, creato per essere un diavolo, per portare il caos sulla Terra».
Malcolm esce dal carcere nel 1952, tre anni prima della scadenza della pena, per buona condotta. Adesso è un uomo molto diverso: indossa gli occhiali perché è diventato miope a forza di leggere. Malcolm incontra Elijah Muhammad e diviene in breve tempo il suo portavoce, quindi inizia una campagna di proselitismo. Inoltre cambia il suo cognome, Little, con la X, in attesa che Muhammad gli dia un nome santo. Nel frattempo si sposa con Betty X, una devota di Muhammad.
Nel 1954 Malcolm viene nominato pastore del più importante tempio islamico di New York, la Moschea numero 7. In otto anni la Nation of Islam, grazie anche al lavoro di Malcolm, passa da 400 a 30.000 membri. Ma il successo sempre più forte di Malcolm X preoccupa l'F.B.I., che lo sorveglia già da un anno. Quando Elija Muhammad parte in pellegrinaggio per la Mecca, gli affida la direzione della Nation of Islam.

Quando, nel 1963, John Fitzgerald Kennedy viene assassinato, Malcolm rilascia dichiarazioni dure e spietate («Quando i polli tornano a casa per farsi arrostire io non sono triste»),[2] che provocano l'ira di Elijah Muhammad, che lo sgrida pubblicamente e gli impone il silenzio per 90 giorni. L'intervento di Muhammad è causato anche dalla paura, poiché Malcolm sta diventando troppo potente e troppo ben visto dalla comunità afroamericana. In realtà Muhammad conduce una doppia vita: predica la moralità, l'autodisciplina e il rispetto verso le donne, mentre di nascosto ha relazioni con varie donne. Malcolm si è sempre rifiutato di credere a queste voci, ma quando due giovanissime segretarie gli confessano di essere incinte del "molto onorevole Elijah Muhammad", lui si sente tradito.
Nell'aprile 1964 Malcolm compie il suo primo viaggio alla Mecca. Lì incontra uomini di tutte le razze, tutti uguali davanti ad Allah. Trascorre quelli che definisce «giorni di paradiso», fianco a fianco con «fratelli musulmani che hanno gli occhi più azzurri, i capelli più biondi e la pelle più bianca di tutti gli uomini bianchi che ho conosciuto».[2]
Al suo ritorno negli Stati Uniti Malcolm è radicalmente cambiato, e afferma: «L'Islam è l'unica religione capace di cancellare il problema razziale dalla società».[2] Cambia inoltre il suo nome in El-Hajj Malik El-Shabazz. Malcolm è pronto a fondare un proprio movimento politico, alternativo alla Nation of Islam. Il movimento si chiama Organizzazione dell'Unità Afroamericana ed è basato sull'idea dell'integrazione delle razze e delle culture. «Ci possono essere anche in America uomini bianchi sensibili alle idee dell'OUA, con cui poter collaborare».[2] Dicendo questo Malcolm sa di rischiare la vita. Nel frattempo inizia a scrivere la sua autobiografia, insieme ad Alex Haley.
Il 14 febbraio è vittima di un attentato contro la sua casa, incendiata nottetempo. Il 21 febbraio 1965, a New York, l'OUA organizza una grande manifestazione. La sala è gremita. In prima fila ci sono Betty e i figli di Malcolm. Lui sale sul palco, saluta i presenti e quando sta per iniziare il suo discorso viene colpito da una serie di proiettili. Cade a terra, colpito a morte da sedici colpi di fucile, mentre la folla è nel panico.
La voce di Ossie Davis recita l'elogio funebre di Malcolm X. In Sudafrica, nel 1992, uomini, donne e bambini indossano dei cappellini con al centro una grande X e urlano «Io sono Malcolm X!», mentre Nelson Mandela dichiara:
«Come diceva il fratello Malcolm: dichiariamo che è nostro diritto essere rispettati come esseri umani su questa terra, in questa società, in questo giorno. Un diritto che vogliamo far esistere...»
quindi viene interrotto dalla vera voce di Malcolm X, che conclude:
«con ogni mezzo necessario.»
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