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THE READER A VOCE ALTA

THE READER A VOCE ALTA

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La prima parte del film narra la relazione amorosa tra Michael Berg, studente quindicenne, e Hanna Schmitz, all'epoca trentaseienne, che lavora come controllore sulle linee tramviarie di Neustadt, nella Germania Ovest del 1958. I due si conoscono casualmente: Michael, tornando da scuola, si sente male a causa di un attacco di scarlattina e viene aiutato da Hanna a riprendersi e a tornare a casa. Dopo la guarigione il giovane torna dalla donna per ringraziarla, ma fugge quando lei lo sorprende a spiarla mentre si cambia d'abito; alla seconda visita di Michael, la misteriosa donna riesce con un pretesto a farlo spogliare e quindi lo inizia alla sessualità.

Solo al terzo incontro il ragazzo le chiederà il suo nome, incontrando iniziali resistenze da parte di lei, diffidente. I due iniziano ad incontrarsi quasi quotidianamente, nonostante alcune difficoltà: ad ogni incontro, su richiesta di Hanna, Michael legge ad alta voce un'opera letteraria, quindi consumano il loro rapporto sessuale. Quando però nel suo lavoro viene proposta per una promozione ad impiegata di ufficio, Hanna scompare e Michael non avrà più traccia di lei per anni.

Nella seconda parte del film Michael è uno studente di giurisprudenza all'Università di Heidelberg e nell'ambito di un corso di specializzazione assiste nel 1966, con il suo docente, a più sedute di un processo di ex guardie delle SS nei campi di concentramento: con sorpresa riconosce Hanna tra le sei donne imputate di aver lasciato morire, durante la grande marcia di spostamento dei prigionieri dai campi, nel 1945, oltre trecento donne ebree in una chiesa, dove queste si erano rifugiate per passare la notte, successivamente avvolta dalle fiamme a causa di un bombardamento alleato.

Durante il processo, viene inoltre a scoprire che la donna aveva l'abitudine, durante il suo lavoro come guardia, di costringere le prigioniere, specialmente le più deboli, a leggere per lei ad alta voce prima che venissero mandate alla camera a gas: era quindi sembrata volerle proteggere, ma infine non le risparmiava dalla loro tragica sorte. Le altre imputate inoltre, indifferenti durante il processo, accusano Hanna d'essere l'unica responsabile della strage sulla base di un documento, che, le altre cinque accusatrici affermano che avrebbe redatto lei, all'epoca come rapporto ai suoi superiori.

Il giudice pretende un confronto fra la sua calligrafia e quella del documento: le viene data carta e penna, ma Hanna non ha scelte, non può scrivere alcunché; perciò mente e, dicendo che l'ha scritto lei, non servono prove di calligrafia. Viene perciò condannata all'ergastolo, mentre le altre ad una pena di quattro anni. Michael sa però che ciò non poteva essere vero, in quanto, e se ne rende conto solo allora, la donna durante la loro breve relazione aveva dimostrato più volte di non saper né leggere né scrivere. Capisce tuttavia che ciò che la spinge al silenzio è la vergogna del proprio analfabetismo, che lei reputa di gran lunga peggiore delle proprie azioni.

Michael è schiacciato dalla stessa propria intuizione, capisce altresì che è la stessa vergogna che l'aveva portata anni prima a far perdere le sue tracce dopo la promozione ad impiegata di ufficio e, forse, ancora prima, ad arruolarsi con il ruolo di sorvegliante nelle SS per sfuggire a una meritata promozione nelle industrie Siemens, e inizia a rivelare una parte di questa intuizione al proprio professor Rohl: potrebbe informare il giudice del tribunale (in questo modo non risulterebbero coinvolgimenti di Hanna nella redazione e sottoscrizione di quel documento), ma si interrompe prima di concludere il ragionamento col docente, simbolo dell’enorme rispetto che lui ha nei confronti della donna.

Passano ancora gli anni e Michael, ormai già sposato, divorziato e padre di una figlia, ricordandosi della sua giovanile storia d'amore e conoscendo la sorte di Hanna, decide di inviarle periodicamente delle registrazioni (senza tuttavia andare mai a farle visita in carcere) nelle quali egli legge ad alta voce dei romanzi, come aveva fatto tanti anni prima, durante la loro relazione. La donna, ormai invecchiata, si procura i testi scritti di ciò che riceve registrato a voce ed impara in questo modo a leggere e a scrivere.

Alcuni anni dopo, un'assistente del carcere contatta Michael in quanto Hanna, prossima a uscire dal carcere, non ha contatti con altre persone se non con lui. Egli si reca a trovarla una settimana prima della scarcerazione ma alla domanda di lui, se abbia mai pensato al suo passato di carceriera e criminale di guerra, Hanna risponde con durezza: «Che cosa sarebbe cambiato? I morti sono morti». Michael si irrigidisce e conclude freddamente l'incontro, senza peraltro comprendere un'altra frase pronunciata dalla donna: «Che cosa ho imparato? Ho imparato a leggere», che riassume la tragicità della sua esperienza e offre una parziale ma impietosa rilettura di sé. Il giorno prima della data prefissata Hanna si suicida nella sua cella, perché non sarebbe stata in grado di affrontare una vita totalmente nuova che non le apparteneva.

La storia si conclude quando, nel 1995, Michael decide di raccontare alla figlia la storia della sua relazione d'amore con Hanna, che fino a quel momento aveva nascosto a tutti tranne che a una delle prigioniere scampate da bambina all'incendio della chiesa, con la quale aveva ammesso l'effetto rovinoso della relazione che aveva avuto con Hanna, quando si era fatto ricevere da lei per rivelarle il desiderio della defunta di donare i suoi averi ai sopravvissuti dei lager.

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