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UN GIORNO IN PRETURA
UN GIORNO IN PRETURA
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Nella seconda sezione della pretura romana, davanti al giudice Salomone Lo Russo, si presentano gli imputati di diversi, piccoli reati. Lo Russo è ben conosciuto nell'ambiente soprattutto per la sua durezza e per la rigidità nell'applicazione del codice penale, ma finisce, poco alla volta, per lasciarsi conquistare dalla dimensione umana dei casi a lui sottoposti. E in particolar modo nel giudicare l'ultimo caso, quello dell'imputata Luisa Ceccarelli, sua vecchia conoscenza, che il pretore decide di assolvere, non applicando il codice "alla lettera", ma giudicando con la propria coscienza. Arrivato a queste conclusioni dopo 20 anni di onorato e puntuale servizio, Lo Russo si "confessa" con il suo maestro: un busto in marmo di Marco Tullio Cicerone. Una "confessione" che rappresenta al contempo la voce morale della giustizia cosiddetta "minore", quella cioè chiamata a confrontarsi quotidianamente con le vicende umane più comuni e disparate. Il film si conclude con il pretore Lo Russo che va alla stadio a tifare per il figlio, calciatore della Lazio, ma si scontra con Nando Mericoni, tifoso della Roma e arrabbiato per la sentenza di condanna inflittagli dal pretore, per cui inizia un alterco e i due sono portati via dalle guardie, per finire a loro volta in pretura.
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